Cosa si raccomanda a una persona che vuole iniziare a scrivere? Quali sono gli insegnamenti-esistenziali-del-perfetto-scrittore? C’è qualche trucco imperdibile che chi si approccia alla scrittura di un libro dovrebbe ricordare? Quali sono insomma i consigli di scrittura per chi è alle prime armi?

Non ci sono risposte universalmente valide per queste domande. Chiunque vi dirà la sua, e pure quello che scriverò io non è altro che il frutto della mia esperienza, personalissima e come tale circoscritta. Ogni persona è diversa, ha bisogno di approcci diversi ed è nutrita da consigli diversi. Eppure – ne sono convinta – dalle esperienze altrui è sempre possibile estrarre qualcosa: che sia un filo sottilissimo o una labile traccia, qualcosa rimane sempre. Nel bene o nel male. Quindi, eccovi alcuni consigli che mi sento di dare a un aspirante scrittore.

1. Scrivete!

Banale nella sua semplicità, persino scontato al limite della presa per i fondelli, eppure non c’è altro. Potrei pure fermarmi qui, con i consigli di scrittura, e basterebbe. Tutto da parte da qui: sedetevi e scrivete! Non girateci attorno, non perdetevi in ciance mentali su ciò che vorreste scrivere e sul perché non lo state facendo, non raccontatevi scuse e giustificazioni e non indugiate nell’autocommiserazione da pagina bianca.

Talvolta mi accusano di essere quasi brutale nel mio pragmatismo narrativo, o di spogliare un po’ troppo la scrittura dalla sua aura romantica. Ebbene, sì, lo faccio volentieri – e lo faccio in primis con me stessa, sia chiaro – perché c’è molta poesia nella praticità. I sogni diventano progetti solo quando li si lavora concretamente. E perché nessun libro nascerà mai se rimane nella vostra testa. Per scrivere, a un certo punto bisogna accantonare spegnere Radio SM (altrimenti detta Radio Seghe Mentali) e scrivere.

2. Partite da ciò che sapete…

Sì, siete assolutamente autorizzati a pescare dalla vostra esperienza personale per creare personaggi o giri di trama. Certo, se pescate direttamente dalla vostra esperienza personale per descrivere un omicidio direi che la tenuta narrativa non è proprio il primo dei nostri problemi, ma in (quasi) tutti gli altri casi la questione non si pone.

Vi sorprenderà sapere quanto del personale di ogni autore finisce nei suoi libri. Per fare un esempio celebre: lo sapete che J.K. Rowling per creare le figure dei Dissennatori in Harry Potter si è ispirata alle sensazioni che provava quando soffriva di depressione? Non è sempre una cosa diretta (del tipo, quel tal personaggio è uguale identico a quella tal persona che conosco nella vita vera), ma è indubbio che ciascuno di noi prenda spunto da ciò che lo circonda. E va benissimo così!

Anzi, è proprio qui la bellezza dello scrivere: trasmuta la realtà in una creatura di finzione, ma non per questo falsa.

“Parti da ciò che sai” vale tantissimo anche per l’ambientazione, che poveretta è l’ancella dei pilastri che compongo un libro. Bistrattata, non se la fila nessuno, concentrati come sono tutti su trama e personaggio. Ecco, diciamo che se non siete mai stati a New York e volete ambientare una storia proprio lì, beh, allora potete passare direttamente al punto successivo…

3. … E studiate (tanto) ciò che non sapete

Se scrivete di ciò che non sapete, si vede. Lo si sente proprio nella qualità di ciò che trasuda tra le righe. Solo chi è stato a Milano può sapere dell’odore leggermente rancido di smog e città affollata che sale dall’asfalto nelle sere d’estate. Solo chi è stato in Grecia riesce a descrivere la materia accecante della luce a mezzogiorno, sparata sulle casette bianche della Chora. Una volta un’allieva di scrittura creativa mi disse:

Quando sono stata a New York mi sono accorta che la città aveva un odore tutto suo. Nell’aria c’era come un retrogusto che sapeva di pioggia e di pizza con patatine fritte. Ma se non ci fossi stata, non avrei mai potuto immaginarlo.

Va da sé che chiunque di noi vorrebbe poter viaggiare nel tempo e nello spazio per fare esperienza diretta di ogni cosa. Questo, ahimè, spesso non è possibile. Che fare dunque? Se abitiamo a Locate Triulzi siamo “obbligati” ad ambientare le nostre storie solo a Locate Triulzi?

Certo che no! Però possiamo (dobbiamo) studiare un po’. Informarci. Possiamo (dobbiamo) rendere concreta e reale la nostra intuizione, affinché chi legge vi si possa immergere appieno. Se io – lettrice – prendo un romanzo ambientato nell’Antico Egitto, certamente non mi aspetto che chi scrive ci sia stato davvero, ma mi aspetto che prima di mettersi a scrivere abbia fatto i compiti e approfondito ciò di cui pretende di parlarmi. Altrimenti, davvero, meglio una storia ambientata a Locate Triulzi.

4. Leggere is the way

Sul podio dei consigli di scrittura, ce n’è sempre almeno uno che riguarda la lettura. Si può scrivere senza leggere? Alcuni dicono di sì. Io sono scettica. Non tanto e non solo per un motivo tecnico e didattico (leggere significa imparare, studiare, prendere spunto), ma soprattutto per una questione di approccio:

Scrivere un libro significa scrivere una storia. E come puoi scrivere una bella storia, se a tua volta non ami le belle storie altrui?

Questa è una di quelle domande esistenziali che da sempre mi tormentano, del tipo, è nato prima chi scrive romanzi o chi li legge? Per me la scrittura è stata una diretta conseguenza della lettura. La fame di storie è il primo passo per pensare di costruirne una.

Quindi, leggete. Leggete e imparate la tecnica, ma soprattutto leggete e imparate il gusto. Sentite il sapore intenso delle belle storie altrui: è quel gusto che dovreste rincorrere, prima ancora della tecnica.

5. Abbandonate l’ansia da prestazione

Al netto di tutto il resto, scrivete soprattutto per voi. O meglio: un libro esiste davvero solo nella misura in cui è pensato per essere letto da altri, ma durante la pratica della scrittura… Ci siete solo voi e il foglio. Voi e il documento di Word.

Il mio consiglio spassionato è quello di abbandonare l’ansia da prestazione. Nessuno vi sta guardando o giudicando, non dovete “fare i compiti” o dimostrare di essere chissà chi. Abbandonatevi quindi al motivo per cui avete iniziato, cioè il gusto di dare vita a una storia, e chiudete fuori tutto il resto. Ci sarà tempo per occuparsene. Ma non è adesso. Adesso, è solo il tempo di scrivere.