La sinossi è uno degli scogli che tutti gli autori o aspiranti tali si trovano a dover superare. Non importa che abbiano già scritto un romanzo lungo 800 pagine, non importa che abbiano ideato mondi e universi alieni con la stessa facilità con cui io mi allaccio le scarpe, non conta che le loro storie siano ricche e articolate e che le abbiano immaginate, create e scritte proprio loro… Non importa, no, perché comunque la sinossi li manderà in crisi nera.

Come mai? Cos’ha di tanto terrificante questa beneamata sinossi? E soprattutto, perché è così importante saperla scrivere bene?

Sinossi: di che si tratta?

Per farla semplice, la sinossi è il riassunto della vostra opera e serve per metterne in evidenza le parti essenziali agli occhi di chi dovrà decidere se investire o meno su di essa. Si tratta di uno strumento testuale estremamente tecnico, perché viene letta soltanto dagli addetti ai lavori, quindi editor, agenti letterari e case editrici, e per tale motivo deve assolvere a una principale e (apparentemente) semplicissima regola: far capire di che cosa parla il vostro lavoro, e mostrarne il potenziale.

La sinossi è quindi, di fatto, uno strumento di marketing. A differenza della quarta di copertina, non serve per invogliare alla lettura del libro o per ingolosire, ma per far emergere il potenziale e semplificare la vita a chi dovrà decidere se pubblicarlo, o se lavorare con voi.

Alcuni consigli per scrivere una sinossi efficace

Proprio perché si tratta di uno strumento tecnico, per scrivere una sinossi efficace è utile seguire un paio di piccole regole e tenere a mente alcune cosucce:

  1. Una pagina, massimo (massimo!) due. La capacità di sintesi è oro, in un mondo veloce e sovraccarico come quello editoriale. Le case editrici ricevono decine – quando non centinaia – di manoscritti alla settimana e non hanno modo e tempo per leggere tutto il materiale pervenuto. La sinossi serve per fare una prima scrematura e chi la leggerà avrà davvero poco tempo da dedicarle: più sarà breve e precisa, più chance avrete.
  2. Precisione, sintesi, essenzialità. Sintetizzare in una pagina o poco più un intero romanzo non è facile, soprattutto se il testo è molto articolato. Ma questa non è una scusante. Mettete da parte le velleità artistiche e tagliate fuori dalla sinossi tutto ciò che non è essenziale ai fini della trama stessa, come descrizioni, background, sottotrame, spiegazioni sul perché o sul percome. In un certo senso la sinossi segue le regole della scrittura giornalistica: deve cioè rispondere alle domande basilari quali “Chi? Dove? Quando? Come? Perché?”.
  3. Spiegare, non invogliare alla lettura. La sinossi svolge un ruolo del tutto diverso dalla quarta di copertina, perché si rivolge a un pubblico differente: dovrete spiegare la storia, non far venire voglia di comprarla. Quindi sì, dovete raccontare anche i principali colpi di scena e il finale, districando la trama in modo chiaro ed efficace. E sì, dovete lasciare fuori considerazioni personali sul testo. Lo so, può sembrare un approccio freddo… Ma vi assicuro che non sarà questo a togliere poesia al vostro lavoro!
  4. Occhio agli errori. Insieme alla mail di presentazione, la sinossi sarà il vostro primo banco di prova a bruciapelo. Provate a pensarci: voi prendereste in considerazione un testo narrativo, se la sinossi che lo accompagna è sciatta, piena di refusi e con errori di ortografia? No, immagino. E quindi perché dovrebbe farlo un editore? Prestate alla sinossi la medesima cura che avete dedicato al vostro romanzo: è la prima cosa scritta da voi che l’editore leggerà. E la prima impressione conta.
  5. L’elemento clou. Nella sinossi andremo a mettere in luce quello scintillio che rende il nostro romanzo vivo, originale e – secondo noi – meritevole di essere considerato. Attenzione, non si tratta di sbrodolarsi di lodi autoreferenziate! Si tratta di capire qual è l’anima del nostro romanzo e darle modo di emergere. Vi faccio un esempio. “Harry Potter, ragazzino orfano e vessato da zii e cugino, viene iscritto a una scuola di magia e si trova ad affrontare il perfido Lord Voldemort”: vi cattura? Forse. Forse solo un po’, niente di che. Diverso sarebbe invece scrivere: “Harry Potter, ragazzino orfano e vessato da zii e cugino, scopre di essere un mago dalla storia famosa. Iscritto così alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, si confronta con il ritorno di Lord Voldemort, il signore oscuro del mondo dei maghi a cui la sua storia è irrimediabilmente legata fin dal giorno della sua nascita“. Un tantino più accattivante, non trovate?